Onirico Veneziano
De Chirico, dunque, prima di ogni altra cosa. Ma si sbaglierebbe, credo, a ritenere che Nunziante abbia stabilito con l’opera di De Chirico un rapporto rigorosamente accademico, come un ripetitore meccanico all’infinito dei suoi modelli, o che il suo massimo obiettivo sia quello di fare della “Neo-metafisica”, più ancora di quanto non fosse quella, spesso un po’ stanca e autocelebrativa, che De Chirico ha intrapreso negli ultimi due decenni della sua vita. Per Nunziante, non può esistere una “Neo-Metafisica”. Esiste una Metafisica, sempre la stessa dal momento della sua geniale scoperta. Perché la Metafisica è qualcosa di più di una semplice esperienza artistica e intellettuale dell’uomo del Novecento, per quanto importantissima, tappa fra le più notevoli e originali della cultura italiana del secolo scorso, con la sua precisa collocazione storica, con i suoi estremi cronologici, come una qualunque altra esperienza della prima Avanguardia. No, la Metafisica non può essere solo questo, altrimenti sarebbe una contraddizione in termini. Se è Metafisica, letteralmente, allora è qualcosa che va oltre i limiti della materialità, dunque anche oltre i confini della storia e del tempo, intendendo con la prima la registrazione dell’avvicendarsi del secondo. Ed è anche qualcosa che va oltre i limiti della geografia, dato che l’iniziale riferimento all’Italia, per quanto a Nunziante e a noi così caro, si è subito universalizzato, diventando un patrimonio condiviso da tutti.
In principio fu De Chirico, Vittorio Sgarbi.
Opera pubblicata X Volume Electa del Catalogo Generale di Antonio Nunziante.
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